venerdì 11 maggio 2012

Morte ci strinse in un eterno amplesso...

  

Il monumento alla memoria di Stanislao Sini e Maria Ignazia Masala si trova lungo il viale che costituisce il confine orientale del Vecchio Camposanto. Nel basamento si legge l'epitaffio: 

I CONIUGI
STANISLAO SINI INTENDENTE IN RITIRO
NATO ADDÌ 28 GENNAIO 1799 MORTO ADDÌ 15 FEBBRAIO 1876
MARIA IGNAZIA MASALA
NATA IL 24 FEBBRAIO 1818 MORTA IL 26 GENNAIO 1864
COME EBBERO COMUNI LA VITA E GLI AFFETTI
HANNO QUI ORA COMUNE LA TOMBA
AL PADRE INCOMPARABILE
ALLA TENERISSIMA MADRE
I FIGLI
GIOVANNA LUIGIA ANTONIETTA
PIETRO MARIANNA GIACOMO
RIMASTI ORFANELLI
A MEMORIA DI TANTA PERDITA
POSERO

UN REQUIEM

La parte superiore del monumento ospita un bassorilievo raffigurante un angelo che regge un cartiglio, recante la scritta: "Morte ci strinse in un eterno amplesso".


martedì 20 marzo 2012

La cappella Cugia.

Interno della Cappella Cugia: al centro il monumento al colonnello Francesco, del Sarrocchi, e i busti di Litterio (a sinistra) e di Efisio Cugia, entrambi opera del Pandiani.

La cappella della famiglia Cugia si trova lungo il viale che delimita a settentrione l’area del Vecchio Camposanto.
L’interno è caratterizzato dalla presenza di diverse opere d’arte di particolare pregio, degli scultori Giovanni Pandiani (1809 – 1879) e Tito Sarrocchi (1824 – 1900).
Del milanese Pandiani è il busto marmoreo di Litterio Cugia, morto a causa delle ferite riportate nel corso della battaglia di Custoza, commissionato nel 1870 dal fratello, Efisio Cugia della Planargia. Nel 1873, lo stesso Efisio commissionò al Pandiani il monumento in memoria della madre Caterina e della sorella Speranza, raffigurate nel marmo bianco in un momento di vita familiare.


Monumento a Caterina e Speranza Cugia (1873), di Giovanni Pandiani.
Monumento a Caterina e Speranza Cugia (1873), di Giovanni Pandiani.

Contemporaneamente, lo stesso Pandiani venne chiamato dal colonnello Francesco Cugia a realizzare il busto del fratello Efisio, morto nel frattempo.
Nel 1885, il senese Tito Sarrocchi, realizzerà il monumento al colonnello Francesco, dove, inserito in un contesto architettonico neoclassico, un altorilievo mostra la moglie del defunto, dolente sul sarcofago del marito, e i figli, Efisio e Diego, recare in omaggio una ghirlanda di fiori.

domenica 18 marzo 2012

Il monumento a Giuseppe Todde


Il monumento a Giuseppe Todde, opera dello scultore Giuseppe Sartorio, è uno dei più apprezzati del cimitero di Bonaria, in particolare per la scultura raffigurante la vedova Todde, "resa con artistica evidenza, completata da una purezza di linee e da un vago sentimento diffondentesi dalla statua che è una delle più belle e sentite che siano uscite dallo scalpello del Sartorio" (Dionigi Scano, Arte funeraria: impressioni ed appunti, L’Unione Sarda, 2 novembre 1897); la donna è rappresentata in atteggiamento orante, ai piedi della stele sulla quale è posto il busto del marito defunto.









venerdì 16 marzo 2012

Cattivo! perché non ti risvegli?!

      Monumento al piccolo Efisino Devoto, opera dello scultore piemontese Giuseppe Sartorio. Anno 1887.

C'era una volta...

Il viaggiatore francese Gaston Vuiller, a Cagliari nel 1890, visitò il cimitero di Bonaria e ne ebbe questa impressione:
 
Qui i monumenti funerari sono di rara ricchezza. Bianche statue simboliche appaiono attraverso i cipressi neri e gli enormi mazzi di fiori, le corone, portate in occasione della recente festa dei morti, hanno conservato parte della loro freschezza. Non c’e niente di funebre in quest’asilo. Si può finanche credere che il culto eccessivo con cui si onorano i defunti ha per causa veritiera la passione per il lusso e l’orgoglio dello sfoggio. Le statue sono manierate: tale, per esempio, questa giovane donna, vestita con la ricercatezza più estrema, che si lancia, le mani giunte, incontro ad un morto rimpianto, raffigurato da un busto. Le iscrizioni funerarie, di stile ampolloso, sono incise con lettere d’oro, od in rosso, su cartelli di marmo bianco. E tutto questo profana la pace delle tombe. Non si ha il cuore stretto, in mezzo a tutta quest’orpellatura, in codesto luogo superficiale, per il pensiero dell’ora delle ultime separazioni. Il più umile, il più solitario dei cimiteri di paese s’addice maggiormente agli amari pensieri del brusco distacco, dell’eterna separazione, e per dirla con una parola: alla morte. (Gaston Vuiller, Les îles oubliées: les Baléares, la Corse et la Sardaigne, impressions de voyage, 1893)

La foto, di G.L. Cocco, mostra uno scorcio del cimitero di Bonaria nel 1872.

Benvenuti...

... a tutti i visitatori di questo blog appena nato! Spero di fare cosa gradita estendendo oltre facebook la modesta opera di divulgazione di informazioni sulla storia e l'arte del cimitero di Bonaria, portata avanti da un paio d'anni a questa parte.
In questo primo post, voglio presentare l'immagine scelta come copertina, dove compare una delle sculture più celebri, tra le tante presenti al cimitero di Bonaria: L'ultimo bacio, opera di Giuseppe Sartorio, risalente al 1894. 
Buona navigazione!!!